lunedì 15 dicembre 2025

Scrivere per stare meglio: una terapia alternativa per fare pace con se stessi





Scrivere mi fa stare bene.

Mi fa evadere, prendere le distanze dalle preoccupazioni per chiudermi in un mondo sotto il mio controllo e questo può anche essere considerato terapeutico, ma non è l'unico modo attraverso il quale la scrittura può aiutarci.

Scrivere per stare meglio implica farlo per se stessi, dunque senza tutti quei vincoli stilistici e narrativi a cui si deve pensare quando si ha l'intenzione di pubblicare un testo.

La scrittura del benessere è una pratica gentile, per imparare ad accettarsi.

Ci sono momenti in cui le parole non servono a spiegare, ma a reggere.
A reggere un dolore, una confusione, una stanchezza che non sa dire il proprio nome.
La scrittura del benessere nasce proprio qui: non per raccontare bene, ma per restare, per comprendere e soprattutto per accettarsi.

Non è scrittura creativa, né terapia nel senso clinico del termine.
È una pratica accessibile, quotidiana, imperfetta e solo nostra.
Non chiede talento, non richiede risultati. Chiede solo presenza e autenticità.

Scrivere per il benessere significa ascoltarsi, togliere la scrittura dal palcoscenico, riportarla al tavolo della cucina e mettere sul piatto ciò che davvero abbiamo dentro che ci opprime e che ci fa stare male. Usarla come si usa un respiro profondo, una camminata lenta, un abbraccio.

In questo spazio, le parole non devono essere belle.
Devono essere sincere, autentiche. Questa è una condizione fondamentale affinché la scrittura sprigioni tutto il suo potere curativo.

La scrittura del benessere accoglie tutto ciò che spesso censuriamo: ripetizioni, contraddizioni, pensieri scomodi, frasi spezzate. Qui non si corregge, non si giudica, non si interpreta. Si scrive per fare spazio, per mettere ordine, per dare confini.

Qui:

  • le emozioni trovano un contenitore;

  • il caos interno prende una forma abitabile;

  • la voce interiore diventa meno dura;

  • il tempo rallenta;

  • si dà un confine al dolore che resta racchiuso all'interno della pagina bianca.

Non sempre ci si sente meglio subito, ma quasi sempre ci si sente meno soli.

Scrivere non risolve, ma accompagna, aiuta a comprendere. A prendere le giuste distanze e a guardare il passato da un'altra prospettiva.
Non guarisce, ma cura. Permette di attraversare il dolore, accoglierlo come parte di noi e poi di lasciarlo andare.
Non spiega la vita, ma permette di starci dentro con un po’ più di gentilezza verso se stessi.

In questa rubrica parleremo di scrittura come pratica di benessere, di lettura che dà conforto e fa compagnia, di parole che non chiedono di essere pubblicate ma semplicemente tenute.
Condivideremo esercizi, riflessioni, libri-medicina e spazi di silenzio.

Se stai cercando un luogo dove le parole possano tremare, tornare indietro, ricominciare e dare sollievo sei nel posto giusto.

Qui si scrive per ritrovarsi, per accogliersi e accettarsi.



Propongo qui di seguito un piccolo esercizio che permette di creare un primo contenitore per ciò che c'è:

Prendi carta e penna, siediti in un luogo tranquillo, respira e continua la seguente frase:

"In questo momento, dentro di me c'è..."

Indicazioni fondamentali:

  • non rileggere mentre scrivi;

  • non correggere;

  • se non sai cosa dire, scrivi “non so cosa dire”. Qualcosa arriverà; 

  • puoi usare parole, frasi spezzate, elenchi...

Tempo: 3–5 minuti, con un timer.

Al termine rileggi ciò che hai scritto ed evidenzia la parola o la frase che più ti sembra "viva".

Respira.


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