domenica 27 settembre 2020

Recensione: "I tre volti di Ecate" di Claudia Speggiorin

 


Avevano lo sguardo impolverato di chi era scampato alla morte e fischi di bombarde conficcati nelle orecchie. Avevano facce senza più espressione e corpi mutilati, come la vittoria. Avevano ormai trincee al posto delle vene e vite rimediate da due pezze al culo. Avevano il niente che era restato. Un popolo di anime spaesate e di relitti sopravvissuti ai compagni, le cui vedove potevano lavorare in regola da qualche tenutaria, per poter sopravvivere anche loro nel sozzo di una casa.

È qui che ci porta Claudia Brigida Speggiorin, nel sozzo di una triste pagina del nostro passato, a fare i conti con ciò su cui spesso i libri di storia sorvolano. Dalle pagine de Itre volti di Ecate emerge un ammirevole, minuzioso ed emozionante lavoro di ricerca storica, poiché la trama di questo romanzo s’intreccia e si fonde agli eventi che hanno caratterizzato l’Italia e l’Europa nell’arco di tempo che va dal 1920 al 1932.

L’autrice snocciola date, incrocia letteratura, storia, fatti noti e meno noti creando la fotografia perfetta di un’epoca di cui sappiamo tutto o quasi, ma di cui spesso si ignorano gli aspetti più importanti e profondi ovvero le ripercussioni sugli uomini e sulle donne dell’epoca. Un’epoca fatta di sacrifici, di dolore, di perdite, di abbandono, di prigionia, di guerra, di povertà, di miseria, di potere, di ribellione e di speranza. Tanta speranza, quella piccola fiammella che brucia nel buio, che scalda il cuore quando il gelo incombe, il miraggio che fa avanzare, passo dopo passo, in un deserto fatto di miseria e disperazione. Ci porta al fronte fra soldati buttati in trincea e mandati al macello in una battaglia che non hanno scelto. Ci porta a combattere la lotta dei sopravvissuti, dapprima compagni, poi nemici, poi forse ancora compagni dove la miseria non conosce fazione e ideologia. Ma soprattutto, Claudia Speggiorin, ci porta fra le strade ed entro le mura lontane dal fronte, ma dove in egual misura si combatte una quotidianità privata di tutto, dove il meretricio ha il sapore della salvezza. Una salvezza amara, certo, ma meno amara di tutto il resto.

I tre volti di Ecate” è la Storia nella Storia. Il racconto della vita di Adele, dalla sua adolescenza fino alla morte. Una vita terribile, ma illuminata dalla speranza che solo l'amore sa dare.

Chi come me aveva già avuto la fortuna di leggere le poesie e le pubblicazioni di Claudia Speggiorin, non poteva che avere aspettative altissime su questo romanzo, poiché l'autrice è una Scrittrice con la S maiuscola, una rarità nel panorama editoriale attuale, una perla rara che non può che eccellere ed elevarsi su tutto il resto. La Speggiorin è un'artista della parola scritta, sa dipingere con le parole, incantarti con il suo stile poetico e disincantato al tempo stesso. Sa trafiggere con la dolcezza, disarmare e raccontare anche le cose più becere con una tale delicatezza da risultare sconvolgente. Beh, posso dire che le mie alte aspettative sono state superate alla grandissima. “Itre volti di Ecate” di Claudia Speggiorin è un vero capolavoro letterario che non potete perdervi.

La Verità è come Dio, trova sempre chi lo sta cercando.

Bevi, piccola mia, bevi. Quest’amore è tutto nostro e nessuno ce lo può togliere. Questo amore è mio, è tuo, è di tuo padre. Quest’amore è la Luce nell’ombra, colui che la vede non sarà mai cieco. Bevi, piccola mia, bevi.

Tanti anni per mettere a posto i frammenti di una vita e un solo istante per confonderli tutti.

Cos’era una settimana in una vita? Eppure, proprio quella settimana era l’unica vita che lei avesse vissuto.

Una goccia avvelenata inquina un ruscello incontaminato, ma una goccia pura non purifica un lago inquinato. Tutela ciò che hai puro, il cuore.


SINOSSI

1920. Al meretricio La Mariposa risiede una ragazza con il volto solcato da una cicatrice a forma di luna calante. Quello sfregio, unico marchio visibile di un abuso che tutti vogliono resti segreto, viene custodito dalla ragazza assieme al proprio vero nome, Adele, e all'amore per Filippo, un militare richiamato alle armi da Parigi e conosciuto durante una licenza. I clienti del meretricio la conoscono come Violetta, e tale resta fino a quando La Mariposa viene sconvolta per sempre da un omicidiosuicidio che rivela l'invidia e l'odio strisciante tra le pensionanti. Con l'aiuto del marchese Chiostri, un frequentatore del meretricio che la crede la reincarnazione di una profetessa di Ecate, Adele si lascia alle spalle l'Italia e diviene Antea, profetessa circense che, assieme alla trapezista Barbarelle, dà vita a un duo artistico che fa sognare Parigi. La precaria salute del padre la richiama però nell'Italia fascista, dove ha la possibilità di sistemare i conti con il passato. Tornata a Parigi, comincia a finanziare la propaganda antifascista e cerca di tornare alla vita del circo, ma il destino ha in serbo per lei un'altra svolta...

Dalla seconda/terza di copertina

Claudia Brigida Speggiorin è nata a Varese il 24 giugno 1975, dal 1996 lavora in un centro per il recupero delle tossicodipendenze e per la cura della malattia mentale, come responsabile delle attività riabilitative, di risocializzazione e di reinserimento sociale e lavorativo. Si occupa anche dei progetti culturali e della formazione. Ha già pubblicato Lacrime d'inchiostro su carta di riso. Piccolo libro sul destino (Leucotea) e una raccolta di racconti dal titolo MariaNeve e le altre voci nel desiderio (Eroscultura), ora non più in vendita. A gennaio 2019, con un piccolo collettivo d'autori, ha aperto il blog amatoriale "Il Paradiso di Caino" e il gruppo fb ad esso connesso.

Dalla quarta di copertina

Adele si voltò verso lo specchio incorniciato da un imponente telaio barocco. Pelle chiara e sottile, quasi lunare, trasparente come unostia. Labbra tinte di melograno, chiuse in un sigillo. Naso dritto e filiforme. Occhi perfetti, fondenti, allagati di nostalgia. Onde calde di cannella tra i capelli, sparpagliate sul seno abbottonato e una piccola cicatrice in fronte, come una falce di luna calante. Come una lettera, ma non scarlatta. Plumbea. Grigio fango. Color colpa per essere stata abusata. Color dodici anni rubati.


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