Meditazioni al femminile di Michela Zanarella |
"L'intero contenuto della raccolta ruota attorno ai sentimenti e alle emozioni che la vita riserva. In "Meditazioni al femminile" edito da Sangel Edizioni, con prefazioni di Donatella Bisutti e Giuseppe Neri, rievoco affetti ed istanti di vissuto; sessantasei liriche tracciano il mio percorso esistenziale tra ricordi del passato, attimi del presente e sogni del futuro.
In un bisogno costante di conferme e certezze, mi spingo in dimensioni intime e profonde, cerco un equilibrio spirituale e psicologico.
"Il mondo lo cerco
nel lievito di un cielo primitivo
al centro di una scintilla
non umana
nel pudore di colori adolescenti."
Nel tentativo di rendere originali immagini, suoni e colori miro ad un linguaggio semplice che sia canto femminile di luce e speranza."
MICHELA ZANARELLA, DISCEPOLA DI
POESIA
Un empito forte sostiene questa poesia, che gronda emozioni spesso
tumultuose. L’attraversa una luce forte, a volte addirittura violenta, che
declina l’intensità dell’eros. Michela Zanarella si considera una ideale discepola di Alda Merini, alla quale
si è sentita e si sente profondamente legata (è tuttora in rapporto con le
figlie della grande poetessa milanese, cui ha dedicato dei versi che figurano
anche in questa raccolta) e in effetti anche la sua poesia è nutrita di un
eros che si pone come sfida al mondo e insieme capovolgimento di ogni
moralismo ipocrita per diventare chiave
di una nuova e più alta libertà. La libertà che solo la poesia, insieme sacra e
dissacrante, può dare. Tuttavia quella di Michela Zanarella è anche una
poesia del “sogno”, inteso come un
muovere “alla conquista di terre lontane” e salpare “verso
l’ignoto”, spingersi innanzi fino ad entrare “nel grembo dell’eternità”.
E’ una poesia colma di passione sensuale ma anche colma di cielo e di immagini
di uno spazio infinito, e come tale spirituale. Michela Zanarella è una voce
giovane che trabocca di vitalità
e di amore per la vita, vuole donare se stessa e non teme di manifestarsi con slancio in un
mondo invece sempre più invaso dal
cinismo e sempre più spento di
sentimenti, dove anche la poesia diventa
spesso solo un arido De profundis. Anche se la poetessa ha coscienza di vivere
in un tale mondo e difatti scrive:
“Siamo spiriti di un secolo
che divora le memorie “
non se ne lascia sopraffare e si
abbandona all’intima fiducia quasi proponendosi una sorta di missione salvifica di cui la poesia che le sgorga
dentro sente che la fa strumento. Poesia, ella dice, non cercata, non
programmata, ma che anzi in qualche modo la costringe alla sua necessità, in
quanto vocazione ineludibile. Pur con qualche intemperanza dovuta appunto a
questa sua grande generosità, e a questo suo abbandonarsi irrefrenabile alle
vibrazioni della propria sensibilità e agli empiti tempestosi del suo animo,
che fanno sì che a volte le sue composizioni poetiche appaiano simili a un
fiume in piena, o meglio a un torrente
che scenda con irruenza, affrontando il rischio di balzi e rocce, questa
sua voce si fa ascoltare, esige attenzione, si circoscrive e si staglia. Afferma infatti: “Non sono io a scegliere di scrivere, è la poesia che mi sceglie quando
vuole, senza chiedere.
Nessuno mi ha insegnato a scrivere. Un giorno, dopo essere sfuggita alla
morte, una forza incontrollabile ha preso possesso della mia mente e mi ha
guidato nella scoperta di una nuova realtà, una realtà sensibile.
Penso che il destino mi abbia affidato una luce particolare per sognare
e per aiutare gli altri a sognare.”
Michela Zanarella crede nel potere della parola e non teme di proclamarlo. Questo atto di fede è molto
bello, e permea tutta la sua scrittura. Ci vuole coraggio oggi per fare un’affermazione del genere, ed io
plaudo a questo coraggio di Michela Zanarella. Ritrovare le radici profonde da
cui la parola sgorga con una sua forza oracolare, come era chiaro agli antichi, e rifiutare di considerarla soltanto quella
convenzione, codice e segno che ci ha consegnato lo strutturalismo, questo è
importante in un tempo di pensiero
prevalentemente debole e a volte
perfino debolissimo, in cui si è perso anche
soltanto il coraggio di aspirare, di alimentare il desiderio dei grandi spazi di cui abbeverare l’anima,
di cui alimentare il cuore.
Cita ancora l’amata Merini, Michela, quando parla del poeta come
"giocatore", fuorilegge
della realtà e ispirandosi a lei dice “Spero di essere un discreto
giocatore”. Io credo che lo sia e che possa
sempre più affinare e polire i
suoi versi, assumendo su di sé il peso,
ma anche la gioia del suo destino
poetico. Di gioia – altra cosa essenziale – la sua poesia parla molto, ed è
chiaro che lo fa non gratuitamente, ma
attraverso il dolore. Perché la sua poesia è altrettanto percorsa da lacrime
che da risa, si nutre di singhiozzi come di baci. Le sillabe dei suo
versi sono labbra - pollini e resine cantano la vita, la
metamorfosi si compie nelle foglie
arrossate della quercia. Auguriamo di cuore a Michela un lungo cammino nei
percorsi della poesia, e il fiorire di molti germogli.
(Donatella Bisutti)
PREFAZIONE
Questa nuova raccolta di liriche di Michela Zanarella si configura come
un intenso canzoniere d'amore che oscilla tra sensualità e spiritualità, tra
naturali pulsioni dei sensi e l'esigenza di sublimarle al fuoco della passione.
A differenza di molte giovani poetesse nei cui versi il sentimento
amoroso si traduce in vacue effusioni sentimentali, in ingenui e banali
sussurri dell'anima, in sincopati singhiozzi di insopportabile lirismo, la
Zanarella, rappresenta un Eros inteso come energia vitale, come incontro di due
corpi, come slancio verso un altrove, che azzeri, abolisca "gli schemi
della fine".
C'è, in queste liriche, un sentore di fiati caldi, di sudori che
"sanno di resina e mare", c'è "un pulsare di muscoli e
luce", ci sono labbra che "danzano tra loro/e s'inebriano/di
vertebre tese/a trovare/quel cielo lontano/che ha strappato i silenzi/per
rievocare antichi suoni d'amore".
C'è insomma tutta quella liturgia profana che accompagna ed esalta ogni
incontro d'amore.
Leggendo questi versi sembra, a tratti, di avvertirvi l'eco lontana
dell' ammaliante Cantico dei cantici per quel carnale e innocente
sfiorarsi dei corpi, per quelle immagini, similitudini e paragoni che sbocciano
improvvisi e fascinosi (" Dammi luce e polline vivo/in forma di
brividi/ tu che sei uomo e arcipelago in trasparenza/sul mio seno./Nel curvare
liscio di schiene e profumo,/il destino è già pioggia, /memoria d'azzurro
maturo".), per quel tanto di arcano che aleggia e impregna gran parte
del suo dire poetico.
La poesia, come e più di ogni forma d'arte, trova la sua legittimazione
nello strumento espressivo, nella sua capacità di conferire forza suggestiva,
nuovo vigore a situazioni e sentimenti usurati, discreditati da una società che
mercifica persino il dolore.
Mi sembra che Michela Zanarella abbia trovato il suo mezzo espressivo,
abbia raggiunto la sua cifra stilistica e che affidi all'originalità delle
immagini, all'azzardo delle similitudini, a metafore mai pevedibili e, a volte,
addirittura spiazzanti, gli esiti più felici del suo discorso poetico.
(Giuseppe
Neri)
Michela Zanarella è nata a Cittadella, Padova, il
01-07-1980. Inizia a scrivere poesie nel 2004, e la sua poesia è ora tradotta
in inglese, francese, spagnolo, arabo.Ha pubblicato sei libri
"Credo" ed. MeEdusa, "Risvegli" ed. Nuovi Poeti,
"Vita, infinito, paradisi" ed. Stravagario, "Convivendo con le
nuvole" ed GDS, "Sensualità", Sangel Edizioni, "Meditazionial femminile", Sangel Edizioni . Ha ottenuto diversi riconoscimenti
nazionali ed internazionali.Scrive recensioni ed interviste per diversi
giornali on line.
Poesie
Anno: 2012
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Altre opere dell'autrice:
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