L'opera poetica La Morte del Tempo, come si può intuire,
tratta del tempo; ma per giungere alla comprensione di ciò che sia il tempo, la
narrazione-poetica “visita” luoghi tenebrosi, come l'oltretomba ed il
Carcere della Speranza, foreste in cui le fanciulle, descritte in maniera
così evanescente da evocare un sogno, danzano e sorridono alla giovinezza
(l'“antica rosea dea”, come viene definita nel testo). Tuttavia il vero
protagonista si scopre essere il sogno, il quale è capace di vincere i legami
temporali, di mostrare un proprio regno, di manifestare l'eternità attraverso la
negazione di ogni misurazione temporale prestabilita e oggettiva. L'opera, che
all'inizio appare come una raccolta eterogenea di poesie, diviene sempre più un
'racconto fantastico' nel quale l'immaginazione non solo è capace di diluire il
tempo, ma anche ogni preoccupazioni, ogni sofferenza e persino l' “illusione”
della morte; ciò che rimane è il desiderio che pervade il tutto, ed anche la
ragione tace:
«Così tanto oltre la difesa della muraglia umana, che ha il
nome di ragione, ho raggiunto il fondo della valle d'abisso: dunque il nostro
sguardo non ha alcun termine; ad uno ad uno ho disciolto i pensieri, e gli dei
si sono mostrati come maschere dell'anima.» (dall'ultimo canto
dell'Opera)
LA MORTE DEL TEMPO - L'ABISSO di Giancarlo Petrella
Aletti Editore
ISBN:
9788864987866
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