martedì 16 agosto 2022

Recensione: "Il labirinto delle nebbie" di Matteo Cavezzali

 La palude è la rivincita della natura sull’intelletto umano. La palude non può essere domata, né compresa. È l’inconscio, il labirinto, che fa smarrire e sprofondare.




Amo i romanzi ambientati nella “mia” terra: quei luoghi monopolizzati dal Delta del Po e dalle sue suggestive e irremovibili leggi, dove la nebbia la fa da padrone nell’aria, offuscando la vista, e dove la palude rende incerto ogni passo.

Sono terre ricche di misteri e suggestioni, luoghi di leggende e credenze arcaiche che affondano le radici nelle paure dei nostri antenati, ma che respirano ancora fra le incertezze di oggi.

Matteo Cavezzali intreccia una trama noir che s’insinua fra le atmosfere senza tempo del Delta del Po, immaginando un paese: Afunde, il cui nome si differenzia solo per un accento dal verbo afundè, che in dialetto significa affondare. Tale luogo, infatti, che sorge ai margini della palude, affonda a una velocità inquietante, ma i suoi abitanti, per la maggior parte donne vedove della Grande Guerra, non se ne curano, poiché la palude e le sue regole non si discutono, le si accettano e basta.

Il labirinto delle nebbie è un viaggio nella povertà e nella miseria di un’epoca, nella lotta per non soccombere agli eventi e alla natura. Dove mostri e fantasmi hanno la stessa consistenza della nebbia dalla quale prendono vita, eppure uccidono. Riuscirà Bruno Fosco, reduce della Grande Guerra a uscire indenne dal labirinto delle nebbie e a catturare il feroce assassino?

Ogni respiro, ogni istante in cui siamo vivi è un dono che rubiamo alla morte. Non il contrario. La morte non ci porta via nulla, perché noi siamo già cosa sua.

Ognuno di noi è quello che fa per gli altri. Solo questo.


TRAMA:

Bruno Fosco è tornato vivo dal fronte della Grande Guerra, ma non è più l'uomo di quando è partito. Forse è anche per questo che accetta il ruolo di ispettore ai confini del mondo, ovvero nella stazione di polizia di Afunde, un villaggio nella palude del delta del Po in cui vivono solo donne, perché nessun uomo è sopravvissuto al fronte. Insidie, nebbia e cupe storie circondano il villaggio, mentre i suoi edifici sprofondano ogni giorno di più nel terreno fangoso. Quando viene trovata morta Angelina, con un misterioso simbolo sul collo, comincia una vera e propria battuta di caccia al suo assassino dentro i labirintici percorsi della palude. La bellissima e sfuggente Ardea sembra sapere molto di più di quello che si riesce a "leggere" dentro la realtà ingannevole e ancestrale dalla quale il forestiero è stato inghiottito assieme al suo sottoposto Della Santa e al vecchio e burbero anarchico Primo. Su Fosco e Ardea, e su tutto il paese, incombe l'eredità di violenza che la guerra, come tutte le guerre, ha lasciato dietro di sé. Matteo Cavezzali prende le mosse, come è sua consuetudine, dalla realtà storica per toccare la pelle viscida di un luogo mitico e infernale dove la ricerca del mostro si trasforma in un intricato racconto di fantasmi attraversato da una sinistra ansia di giustizia.



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