Dialogue tag o beat? Senza dubbio è sempre meglio preferire i beat, ma perché?
E cosa sono?
I dialogue tag sono quei verbi come "disse", "urlò", "replicò" ecc... che hanno come funzione principale quella di identificare il personaggio che sta parlando e di definire il come lo sta facendo (sussurra, sbraita, grida, esclama ecc...)
I beat, invece, sono quei piccoli gesti compiuti dal personaggio tra una battuta e l'altra, che identificano chi sta parlando, che aggiungono dinamismo e verosimiglianza alla scena, e che rendono quindi il dialogue tag superfluo e inutile.
Lo scopo principale di uno scrittore non è raccontare una storia, bensì mostrarla e far sì che il lettore si immerga nella storia stessa, ne sia rapito fino a immedesimarsi nel personaggio e scordarsi di se stesso.
Capita a volte di imbattersi in libri con una bella trama, scritti bene eppure non coinvolgenti e noiosi, e poi capita di trovarsi a leggere libri con trame senza grosse pretese, ma che riescono inaspettatamente a rapirci. Questo perché nel secondo caso lo scrittore ha saputo sfruttare bene i trucchi e gli escamotage tipici della scrittura immersiva, cosa che probabilmente è stata ignorata nella prima ipotesi.
Uno di questi espedienti è il beat, ovvero azioni o gesti che compiono i personaggi mentre dicono una battuta oppure subito prima o subito dopo, in questo modo la scena non resta statica come con il classico "disse", ma è in movimento, il personaggio fa qualcosa di concreto per cui sappiamo che è lui a parlare, e così facendo si rende la scena più realistica, verosimile e coinvolgente.
Nella realtà difficilmente due o più persone parlano senza compiere nessun gesto. Ci si può girare i pollici, aggrottare le sopracciglia, grattare un braccio, camminare su e giù per la stanza, prendere un libro ecc... e questo è ciò che deve essere riportato per far sì che chi legge sia coinvolto nella scena, ne venga assorbito e la visualizzi nella propria mente rendendola realistica.
Il semplice "disse" enunciato in tutte le sue più varie declinazioni toglie l'illusione del qui e ora, ricordando al lettore che ciò che sta leggendo non è altro che frutto della fantasia di qualcuno, mentre la vera magia sta nel far "credere" al lettore che ciò che sta leggendo sta avvenendo in quel preciso istante. Ovvio che i lettori non sono così stupidi da credere veramente che il qui e ora sia reale, ma l'illusione che si sviluppa fa agire la mente del lettore nel medesimo modo, attivando le opportune aree del cervello e rendendo così la scena realistica e coinvolgente.
Basta qualche piccolo accorgimento per agevolare quest'illusione, ma allo stesso modo basta un niente per dissolverla.
I dialogue tag vanno perciò usati con moderazione, proprio solo quando non si può fare altrimenti poiché omettendoli non ci sarebbe modo di far capire chi sta parlando. Diversamente è molto meglio evitare di aggiungere i vari "disse" o "replicò" o "enunciò" o "arzigogolò"... Se tizio ha appena parlato che bisogno c'è di specificare che lo ha appena fatto?
L'unico motivo per aggiungere i dialogue tag è per precisare il modo in cui tizio ha parlato, quindi "gridò", "urlò", "sussurrò" ecc.. poiché questi termini identificano uno specifico tono. È però sempre preferibile mostrare la scena e le emozioni di tizio, cosicché il lettore deduca da solo il tono della battuta, senza bisogno di precisarlo.
Scrivere è un'arte a tutti gli effetti, non basta avere una buona idea, conoscere i congiuntivi, le regole grammaticali e saper mettere in fila pagine e pagine di parole. Occorre invece padroneggiare ogni aspetto della scrittura per poter diventare alchimisti della parola scritta.
Nessun commento:
Posta un commento