giovedì 26 aprile 2012

Consigli letterari: "Meditazioni al femminile" di Michela Zanarella


Meditazioni al femminile
di Michela Zanarella
"L'intero contenuto della raccolta ruota attorno ai sentimenti e alle emozioni che la vita riserva. In "Meditazioni al femminile" edito da Sangel Edizioni, con prefazioni di Donatella Bisutti e Giuseppe Neri, rievoco affetti ed istanti di vissuto; sessantasei liriche tracciano il mio percorso esistenziale tra ricordi del passato, attimi del presente e sogni del futuro.
In un bisogno costante di conferme e certezze, mi spingo in dimensioni intime e profonde, cerco un equilibrio spirituale e psicologico.

"Il mondo lo cerco
nel lievito di un cielo primitivo
al centro di una scintilla
non umana
nel pudore di colori adolescenti."

Nel tentativo di rendere originali immagini, suoni e colori miro ad un linguaggio semplice che sia canto femminile di luce e speranza."


MICHELA ZANARELLA,  DISCEPOLA DI POESIA 


Un empito forte sostiene questa poesia, che gronda emozioni spesso tumultuose. L’attraversa una luce forte, a volte addirittura violenta, che declina l’intensità dell’eros. Michela Zanarella si considera una ideale discepola di Alda Merini, alla quale si è sentita e si sente profondamente legata (è tuttora in rapporto con le figlie della grande poetessa milanese, cui ha dedicato dei versi che figurano anche in questa raccolta) e in effetti anche la sua poesia è nutrita di un eros  che si pone come sfida  al mondo e insieme capovolgimento di ogni moralismo ipocrita  per diventare chiave di una nuova e più alta libertà. La libertà che solo la poesia, insieme sacra e dissacrante, può dare. Tuttavia quella di Michela Zanarella è anche una poesia  del  “sogno”, inteso come  un  muovere “alla conquista di terre lontane” e salpare “verso l’ignoto”, spingersi innanzi fino ad entrare “nel grembo dell’eternità”. E’ una poesia colma di passione sensuale ma anche colma di cielo e di immagini di uno spazio infinito, e come tale spirituale. Michela Zanarella è una voce giovane  che trabocca di  vitalità  e di amore per la vita, vuole donare se stessa e  non teme di manifestarsi con slancio in un mondo  invece sempre più invaso dal cinismo  e sempre più spento di sentimenti, dove anche  la poesia diventa spesso solo  un arido De profundis.  Anche se la poetessa ha coscienza  di vivere  in un tale mondo e difatti scrive:
“Siamo spiriti di un secolo
che divora le memorie “
non se ne lascia sopraffare e si abbandona all’intima fiducia quasi proponendosi una sorta di missione  salvifica di cui la poesia che le sgorga dentro sente che la fa strumento. Poesia, ella dice, non cercata, non programmata, ma che anzi in qualche modo la costringe alla sua necessità, in quanto vocazione ineludibile. Pur con qualche intemperanza dovuta appunto a questa sua grande generosità, e a questo suo abbandonarsi irrefrenabile alle vibrazioni della propria sensibilità e agli empiti tempestosi del suo animo, che fanno sì che a volte le sue composizioni poetiche appaiano simili a un fiume in piena, o meglio a un torrente  che scenda con irruenza, affrontando il rischio di balzi e rocce, questa sua voce si fa ascoltare, esige attenzione, si circoscrive e si staglia.  Afferma infatti: “Non sono io a scegliere di scrivere, è la poesia che mi sceglie quando vuole, senza  chiedere.
Nessuno mi ha insegnato a scrivere. Un giorno, dopo essere sfuggita alla morte, una forza incontrollabile ha preso possesso della mia mente e mi ha guidato nella scoperta di una nuova realtà, una realtà sensibile.
Penso che il destino mi abbia affidato una luce particolare per sognare e per aiutare gli altri a sognare.”

Michela Zanarella crede nel potere della parola e non teme  di proclamarlo. Questo atto di fede è molto bello, e permea tutta la sua scrittura. Ci vuole coraggio oggi  per fare un’affermazione del genere, ed io plaudo a questo coraggio di Michela Zanarella. Ritrovare le radici profonde da cui la parola sgorga con una sua forza oracolare, come  era chiaro agli antichi,  e rifiutare di considerarla soltanto quella convenzione, codice e segno che ci ha consegnato lo strutturalismo, questo è importante in un tempo di pensiero  prevalentemente  debole e a volte perfino debolissimo, in cui si è perso anche  soltanto il coraggio di aspirare, di alimentare il desiderio  dei grandi spazi di cui abbeverare l’anima, di cui alimentare il cuore.
Cita ancora l’amata Merini, Michela, quando parla del poeta come "giocatore",  fuorilegge della realtà e ispirandosi a lei dice “Spero di essere un discreto giocatore”. Io credo che lo sia e che possa  sempre più affinare e polire  i suoi versi, assumendo  su di sé il peso, ma anche la gioia  del suo destino poetico. Di gioia – altra cosa essenziale – la sua poesia parla molto, ed è chiaro che lo fa  non gratuitamente, ma attraverso il dolore. Perché la sua poesia è altrettanto percorsa da lacrime che da risa, si nutre di singhiozzi come di baci. Le sillabe dei suo versi sono labbra - pollini e resine cantano la vita, la metamorfosi si compie  nelle foglie arrossate della quercia. Auguriamo di cuore a Michela un lungo cammino nei percorsi della poesia, e il fiorire di molti germogli. 
                                                                                                                 (Donatella Bisutti)
PREFAZIONE

Questa nuova raccolta di liriche di Michela Zanarella si configura come un intenso canzoniere d'amore che oscilla tra sensualità e spiritualità, tra naturali pulsioni dei sensi e l'esigenza di sublimarle al fuoco della passione.
A differenza di molte giovani poetesse nei cui versi il sentimento amoroso si traduce in vacue effusioni sentimentali, in ingenui e banali sussurri dell'anima, in sincopati singhiozzi di insopportabile lirismo, la Zanarella, rappresenta un Eros inteso come energia vitale, come incontro di due corpi, come slancio verso un altrove, che azzeri, abolisca "gli schemi della fine".
C'è, in queste liriche, un sentore di fiati caldi, di sudori che "sanno di resina e mare", c'è "un pulsare di muscoli e luce", ci sono labbra che "danzano tra loro/e s'inebriano/di vertebre tese/a trovare/quel cielo lontano/che ha strappato i silenzi/per rievocare antichi suoni d'amore".
C'è insomma tutta quella liturgia profana che accompagna ed esalta ogni incontro d'amore.
Leggendo questi versi sembra, a tratti, di avvertirvi l'eco lontana dell' ammaliante Cantico dei cantici per quel carnale e innocente sfiorarsi dei corpi, per quelle immagini, similitudini e paragoni che sbocciano improvvisi e fascinosi (" Dammi luce e polline vivo/in forma di brividi/ tu che sei uomo e arcipelago in trasparenza/sul mio seno./Nel curvare liscio di schiene e profumo,/il destino è già pioggia, /memoria d'azzurro maturo".), per quel tanto di arcano che aleggia e impregna gran parte del suo dire poetico.
La poesia, come e più di ogni forma d'arte, trova la sua legittimazione nello strumento espressivo, nella sua capacità di conferire forza suggestiva, nuovo vigore a situazioni e sentimenti usurati, discreditati da una società che mercifica persino il dolore.
Mi sembra che Michela Zanarella abbia trovato il suo mezzo espressivo, abbia raggiunto la sua cifra stilistica e che affidi all'originalità delle immagini, all'azzardo delle similitudini, a metafore mai pevedibili e, a volte, addirittura spiazzanti, gli esiti più felici del suo discorso poetico.


(Giuseppe Neri)


Michela Zanarella è nata a Cittadella, Padova, il 01-07-1980. Inizia a scrivere poesie nel 2004, e la sua poesia è ora tradotta in inglese, france­se, spagnolo, arabo.Ha pubblicato sei libri "Credo" ed. MeEdusa, "Risvegli" ed. Nuovi Poeti, "Vita, infinito, paradisi" ed. Stravagario, "Convivendo con le nuvole" ed GDS, "Sensualità", Sangel Edizioni, "Meditazionial femminile", Sangel Edizioni . Ha ottenuto diversi riconoscimenti nazionali ed internazionali.Scrive recensioni ed interviste per diversi giornali on line.

Poesie
Anno: 2012
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Altre opere dell'autrice:

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