giovedì 25 maggio 2017

Consigli letterari: "A Casa per Natale" di Claudia Muscolino (Racconti)


"A Casa per Natale" di Claudia Muscolino è una raccolta composta da dodici racconti uniti dal filo conduttore del Natale e dei mesi. Nulla di rassicurante o scontato in questa narrazione, dove l’autrice scolpisce con insolite sfaccettature argomenti quali sesso, amore, morte e relazioni interpersonali. Il lettore viene accompagnato in un mondo talvolta crudo e impietoso, talvolta fiabesco dove tutto quel appare agli occhi di chi legge è solo la punta di un iceberg emotivo.

Il libro è tra i vincitori – per le opere inedite di narrativa – del premio letterario “Città di Murex 2016”.


Prefazione di Mirko Tondi

A casa per Natale Per una qualche convenzione ormai radicata, il Natale, si sa, è per eccellenza il periodo dell'anno in cui spuntano isole di felicità anche dove di solito le acque sono piuttosto mosse, se non addirittura impossibili da navigare. Ecco che una rinnovata e migliore condotta, la redenzione, la bontà umana, il pentimento conquistano le persone, spesso anche i personaggi delle storie. Per questo risulterà fin troppo facile scrivere storie sul Natale in cui tutto fila liscio. Qui non è così. Quelli che vi apprestate a leggere sono racconti nei quali incontrerete scene diverse, insolite, persino alternative, in una piacevole rielaborazione del tema in chiave personale. Dodici storie che parlano di sesso, morte, rapporti umani, tradimenti, ossessioni. In una funzionale alternanza di ambientazioni, Claudia Muscolino avvia una giostra di personaggi che continua a girare anche una volta chiuso il libro: donne, sorelle, coppie, chi insegue e chi viene inseguito. Le scene impattano con la vista e con l'immaginazione, come una vecchia 127 nella neve nel mezzo degli anni 80. Con una netta predominanza del dialogo, l'autrice trova la sua cifra stilistica e spazia nella forma, costruendo frammenti di vita. Nella seconda parte la narrazione cede il passo ai Racconti per tutto l'anno, ma ancora sono i personaggi a imporre la loro forza: la vittima di una paralisi improvvisa, un'adolescente dal nome improbabile, donne che fanno sogni premonitori. Attraverso finali sempre efficaci, l'autrice ci guida in un percorso che, seppur breve, fissa delle immagini che rimangono per precisione e densità, e soprattutto capaci di fare ciò che ci si aspetta da un buon libro: emozionare. 


Nota di Fabrizio De Sanctis

Quando ti trovi a far parte della giuria di un premio letterario e cominci a spulciare i manoscritti in concorso, lo stato d’animo è un misto di curiosità e diffidenza. La curiosità è giustificata, la diffidenza no; se ci sei già passato stando dall’altra parte, quella del concorrente, hai provato a immaginare cosa hanno pensato i “giurati” leggendo la tua “opera” e ti sei augurato, prima di tutto, che non fossero diffidenti, appunto. Però…
Una raccolta di racconti ha per me un fascino particolare perché, lo confesso, mi trovo in enorme difficoltà a concentrare una vicenda in poche pagine. Provo una sottile e perversa invidia per chi ne è capace; io non lo sono e questo, nel “giudicare” (brutta parola, che descrive brutalmente un compito ingrato), mi rende severo. La severità dell’invidioso.
Così, aprendo il manoscritto di questa raccolta – esile, quasi timida a dispetto del titolo – per prima cosa sono andato all’indice. Dodici racconti, tutti molto brevi. Troppo, mi sono detto lasciandomi trasportare dall’invidia. Questa… come si chiama?... ah, sì, Claudia… questa Claudia, insomma, sarà stata capace? Aggettivo anche questo bruttino, che, nel mio caso, voleva dire “in grado di condensare, colpire, scuotere, tutto in poche pagine”?
Insomma, curiosità e diffidenza. Anche perché, ulteriore confessione, il titolo “A casa per Natale”, richiamava atmosfere patinate, dolciastre, distanti anni-luce dalle mie letture (e scritture), sempre a tinte molto forti.
Risposta secca alla domanda: sì.
Risposta articolata (il lettore che avrà la bontà di non saltare a piè pari questa prefazione la merita, ma ancor più la merita Claudia): qui dentro c’è tutto quel che serve per colpire e scuotere, per arrivare al cuore e allo stomaco. Linguaggio diretto, secco, senza fronzoli. Lampi di vita, e di morte, consegnati alla lettura senza finti pudori, anche quando la narrazione potrebbe portare a divagazioni ai limiti del sentimentalismo. In questo Claudia è abilissima: ti stuzzica, ti fa quasi dire “Ecco, ci siamo, ora scivola” e poi, maligna, vibra il colpo. Occhieggia anche all’horror, in certe pagine; lo fa con rispetto per il genere, atteggiamento apprezzabilissimo per chi, come me, lo adora.
E, a dispetto del titolo, tanto, tanto noir. Perché “Natale” (parlo dei primi sei racconti della raccolta) può avere un “dietro le quinte” cupo, inquietante, misterioso, come è, appunto, ciò che avviene dietro le luci del palcoscenico, ignoto allo spettatore.
Così, partito con lo stato d’animo del diffidente, mi sono ritrovato a rileggere questi racconti. La prima lettura, si sa, è schiava dell’ansia di scoprire cosa succede. Dopo si va alla ricerca dello stile, dei particolari, dei piccoli difetti, che sicuramente ci sono ma costituiscono il sale, il gusto, di ogni piccolo cammeo di questa raccolta.
Il fatto che anche gli altri membri della giuria siano stati d’accordo con me è stata una piacevole conferma. Trovarsi fra le mani il volumetto fresco di stampa, una gioia. Ma, ultima confessione, mi sono tenuto il manoscritto, che conserva il sapore della scoperta.
Racconti brevi, prefazione breve. A pensarci bene, però, potevo condensarla in quattro parole:
come ti invidio, Claudia!

L'autrice:

Claudia Muscolino - nata a Firenze, studi classici e laurea in Scienze Politiche - ha sempre coltivato una grande passione per la scrittura. Funzionario della pubblica amministrazione non per scelta ma per necessità, ha esordito come poetessa con “Il Drago e le Nuvole” e altri suoi componimenti sono presenti nell’antologia “Poesia Impura”. Il suo primo racconto è stato pubblicato nella raccolta “Tagli” curata da Marco Vichi. Di recente uscita la sua prima opera di narrativa “A casa per Natale e racconti per tutto l’anno” che è anche tra i vincitori per le opere inedite al Concorso Città di Murex 2016. Presto verrà pubblicata una nuova silloge. 

Pubblicazioni:
2) Poesia Impura AA.VV. ( ed. Divinafollia, 2013 ) 
3) Tagli AA.VV a cura di Marco Vichi ( ed. Felici, 2014 ) 

mercoledì 24 maggio 2017

Consigli letterari: "Il Basilisco o della speranza" di Stefano Cortese

"Il Basilisco o della speranza" di Stefano Cortese è un titolo della collana per il sociale "La strada per Babilonia"  che raccoglie opere che, oltre al loro valore letterario, contribuiscono anche ad aiutare associazioni umanitarie o per la ricerca medica o scientifica, sensibilizzando il lettore sulle tematiche trattate e raccogliendo fondi che verranno devoluti a tali associazioni.


"Il Basilisco o della speranza" di Stefano Cortese è una raccolta di racconti e novelle, che racchiudono un arco temporale che va dal Medioevo francese ai primi anni del Novecento italiano, affiora una concezione del mondo e dell’uomo che, pagina dopo pagina, si scopre essere metastorica più che meramente storiografica. Se l’Italia rurale del post brigantaggio narrata ne La Sila diventa occasione di realismo magico, e se il tempo cronologico del racconto finisce per sfumare nel tempo mitico, non sorprende allora che gli altopiani montuosi che fanno da scenario alla vicenda siano quelli della cosiddetta Sila Greca, rappresentata non a caso come un portale mistico di unione e incontro con dèi e demoni. A fare da contraltare alla religiosità di pastori e carbonai calabri è invece il breve Il cetorino, in cui, in una pregnante e pragmatica dimostrazione di stoicismo, vengono immaginati gli ultimi giorni di vita di Goacchino Murat, impotente dinanzi all’unica possibilità che gli resta: l’accettazione del destino. Riflessioni sull’aut-aut tra nobiltà di spirito e nobiltà di sangue sono inoltre offerte dai suggestivi L’incidente di Teplitz e Le nevi dell’altro anno: nel primo caso attraverso un confronto tra il genio musicale di Beethoven e quello letterario di Goethe, e nel secondo attraverso una collazione tra i versi apollinei del duca-poeta Charles d’Orléans e quelli dionisiaci del brigante e poeta maledetto François Villon. Autentica epopea sul senso di colpa e sulla lenta e claustrale estinzione della speranza è infine la novella che dà il titolo alla raccolta e che, attraverso la drammatica vicenda di Maria D’Avalos e Fabrizio Carafa, trucidati per mano di Don Carlo Gesualdo da Venosa, si fa portatrice dei temi esistenziali del nulla e dell’attesa, del silenzio e dell’assenza, ma che, contestualmente, reca un messaggio su tutti: un messaggio sull’importanza dell’Arte.

Stefano Cortese
nasce a Napoli nel 1990. È laureato in Lettere Moderne. Esordisce ancora studente liceale, con la raccolta di racconti C’era una volta in Italia. Segue la silloge poetica Alla murena e al cielo di pioggia. Nel 2012 è insignito del Primo Premio, per la categoria Poesia, al concorso “Operazione San Gennaro Art”. Nel 2014 pubblica il romanzo storico La miglior compagnia. A questi, si aggiungono titoli in self publishing e il romanzo “Virgilio o la terra del tra-monto” per Milena Edizioni.



Andrea Jori è l'autore della bellissima copertina. Nasce a Mantova nel 1953. Grafico, pittore, saggista, scultore e ricercatore teatrale, ha lavorato nelle più importanti fonderie artistiche del nord Italia e ha realizzato opere d’arte monumentali per privati, Enti pubblici e religiosi. L’artista negli ultimi anni ha creato un nuovo ciclo di installazioni multimediali, costituite da forme tridimensionali polimateriche, collegate tra loro da trame sonore e poetiche e animate da movenze di danza contemporanea. Visitate il suo sito internet



AISLA è l'associazione a cui è dedicato il libro. Si muove attivamente, su tutto il territorio nazionale, a favore delle persone con SLA e delle loro famiglie. Sostiene la ricerca, la formazione, l'informazione e l'assistenza.
L'impegno quotidiano è quello di far sì che le strutture competenti si occupino in modo adeguato e qualificato delle persone affette da SLA.
L'associazione ha una storia lunga oltre trent'anni: nata nel 1983, ad oggi conta più di 2.000 soci e 63 Sezioni/Sedi territoriali presenti in 19 regioni. Si avvale di oltre 300 volontari e di 9 collaboratori. www.aisla.it


I titoli della collana per il sociale sono pubblicati, oltre per il loro valore letterario, anche per contribuire ad aiutare associazioni umanitarie o per la ricerca medica e scientifica, sensibilizzando il lettore su tali tematiche. Le associazioni possono acquistare copie a prezzo di costo (quello tipografico) e usarle per auto-finanziarsi rivendendole ai loro eventi. Molti autori inoltre devolvono i loro diritti a tali associazioni.


martedì 23 maggio 2017

Consigli letterari: "A cuore aperto" di Cristina Liberti (Poesie)

La casa editrice sannita, Edizioni 2000diciassette, inaugura la Collana Poesie con l’opera della giovane studentessa beneventana A Cuore aperto.

Trentaquattro "frammenti" di cuore "disegnati" dalla giovane anima di un'autrice esordiente e raccolti nella nuova pubblicazione edita Edizioni 2000diciassette. La casa editrice sannita inaugura la Collana Poesie con la silloge poetica della giovane studentessa beneventana Cristina Liberti. Pagine dalle quali traspirano tutte le emozioni che un cuore può sperimentare: dall'amore nelle sue molteplici sfaccettature al perdono, il senso di abbandono, l'impotenza davanti a qualcosa che va oltre l'uomo, i dolori profondi dell'animo, il coraggio di mettersi in gioco, le felicità disarmanti, le paure racchiuse tra i muri di orgoglio. È questo, raccolto dalla prefazione, quanto racconta la giovane autrice in questo piccolo scrigno dal quale una volta aperto brilla preziosa la luce delle emozioni insieme al desiderio insopprimibile di comunicarle, condividerle, nella smania di esplorarle e raccontarle, perché mai vanno soffocate. 

"La freschezza arrogante di passioni d'amore che - conquistate dal cuore in modo insolente - si saldano in un volteggio poetico e racchiudono ombre profetiche. Il tutto mescolato con i virtuosismi cosmopoliti della poesia, densa di meravigliosi ghirigori metrici". Scrive così il Direttore Editoriale di Edizioni 2000diciassette Maria Pia Selvaggio nella quarta di copertina. Una pubblicazione accompagnata da immagini pensate e create, a partire dalla copertina delicata e intensa, nel fine ultimo di tracciare il percorso cosciente di una narrazione poetica che diviene testimonianza di sé agli altri. "Un immenso braciere - scrive ancora Maria Pia Selvaggio - dove le parole, giocando, attraversano la foga e la disinvoltura di esistere. La tappa di una presa di coscienza". 

Brevi cenni biografici dell’autrice
Cristina Liberti nasce il 3 Settembre 1994 nella stregata Benevento. Sin da bimba si appassiona alla lettura e alla scrittura, divora libri di qualunque tipologia, non perde occasione per scrivere qualche frase addirittura sugli scontrini della spesa e invade la casa di piccoli bigliettini con dediche per chiunque incontri. Questa sua passione la porta alla scelta del Liceo Classico. Al termine degli studi prosegue la sua strada trasferendosi nella capitale, scegliendo la facoltà di Giurisprudenza presso la Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA). Si discosta per un breve periodo dalla sua passione per la scrittura e torna ad avvicinarvisi in un momento di particolare difficoltà che attraversa. Sente quindi l’esigenza di trasmettere, comunicare le sue emozioni. Questo è il suo primo libro di poesie.


lunedì 22 maggio 2017

Consigli letterari "Mister Parkinson" di Nina Monica Scalabrin

È disponibile la terza edizione di "Mister Parkinson" di Nina Monica Scalabrin.
Nina Monica Scalabrin è nata a Milano e si è laureata in educazione fisica. Attualmente vive tra Venezia e Los Angeles, dove lavora come scrittrice e sceneggiatrice. 
Ha pubblicato il suo primo libro all'età di 17 con Rizzoli Editore dal titolo “Errori di Stagione”. Il suo libro seguente “I Diritti dell'anima” è stato stampato da LO.SA.MA. di Gobbo Maurizio tipografie (Venezia). 
La prima edizione di “Mister Parkinson” è stata pubblicata da Paolo Pedrazzi Eumeswil Edizioni (Pavia) nell’agosto del 2013 ed è stata presentata a Caorle il 13 agosto dello stesso anno dalla giornalista Gemma Canzoneri, direttrice della sezione letteraria del quotidiano “La Nuova di Venezia e Mestre”. Successivamente re-edito dalla casa editrice Edizioni Psiconline il 24 luglio 2014. 
Al momento l’autrice ha pubblicando il sequel di "Mister Parkinson". Il  titolo del nuovo lavoro è "Me and Mister Parkinson" e sta lavorando per la pubblicazione di una nuova edizione di “Mister Parkinson” negli Stati Uniti e in tutti i paesi anglosassoni. Inoltre sta sviluppando la sceneggiatura tratta dalla prima versione originale del libro.
Sinossi:

Venezia. Luisa godeva di ottima salute, una maestra elementare di provincia sulla cinquantina dotata di un carisma eccezionale. Nella primavera dell’anno 2006 venne colpita da una malattia misteriosa, un inarrestabile degenerazione della corteccia celebrale che fu diagnosticata dai medici come un’atipica sindrome di parkinsonismo. Alcuni giorni in seguito al suo ingresso in ospedale Luisa cadde in un sonno profondo e in quella dimensione sopravvisse per diverse settimane a poco a poco paralizzandosi completamente fino a perdere ogni percezione del suo corpo. Al suo risveglio da quel coma la sua mente tornò lucidissima e anche il passato presto riemerse da quel lungo sonno ma rimase intrappolata in un'altra dimensione parallela a questo universo tra la vita e la morte, sospesa tra il cielo e la terra. Gli specialisti che l’ebbero in cura ammisero che il suo cervello aveva subito danni irreversibili e che si sarebbe inevitabilmente ridotta a un vegetale. Il medico che si occupava dell’appoggio psicologico della famiglia consiglia alla figlia di scrivere una lunga lettera sotto forma di diario a Parkinson per esprimergli tutto il suo rancore, dando così finalmente un identità seppure immaginaria al devastante male che ha colpito la madre trasformandolo così in un essere da poter combattere.

Estratto del libro
"Nessuno ci venne in aiuto, nessuno spirito tutelare, nessun angelo custode, nessuna forma misteriosa di divinità. Nessuno mai udì quel disperato grido di dolore né la mia richiesta d’aiuto e dopo anni passati lottando contro la paura che la morte potesse giungere all’improvviso per rubarci quel poco di vita che ancora rimaneva nelle sue ossa mi decisi ad abbandonare per sempre la speranza. Fu un percorso molto lungo e giorni desolati. Camminammo nel fuoco senza bruciarci e nell’acqua senza bagnarci. La vita a poco a poco si dimenticò di noi come quando alla fine di uno spettacolo teatrale si spengono le luci del palcoscenico e cala il sipario. Ci avevano rubato tutto. Le medicine non servirono a nulla, non la salvarono e ne le tolsero nemmeno una minima parte di quella sofferenza che non meritava. L’immobilità totale di quegli anni le ridusse le vertebre fragili come vetro, la sua pelle sottile come fogli di carta velina e ogni muscolo del suo corpo fu distrutto. Ci eclissammo all’ombra della sola cosa che ci era rimasta la dignità e il dolore che avevamo ricevuto lo restituimmo tutto in preghiere.
Gli anni erano passati con una tale lentezza che i giorni avevano assunto le sembianze di piccoli granelli di sabbia dentro una clessidra. Le stagioni come fiori appassiti dal tempo si rincorrevano lungo il triste viale dei ricordi e sfumavano attraverso i giorni come gli acquarelli multicolori di un dipinto disciolto in lacrime. Gli orologi di tutto il mondo segnavano tutti la stessa ora, quella dell’attesa. Avevamo camminato - mia madre ed io - lungo i pendii angusti della disperazione lastricati da pezzi di vetro. Gli inverni gelidi c’erano penetrati nelle ossa e la primavera sembrava se ne fosse andata per sempre da questa terra. Per noi la relatività del tempo era l’egual misura del suo male che progrediva lentamente e scandiva gli attimi come il battito lento dell’ala di un gabbiano. Come una stella lontana milioni di chilometri andavo spegnendomi giorno dopo giorno e a volte mi domandavo chissà quanti miliardi di anni fa fossi vissuta. Non c’era più traccia sul mio viso della giovinetta che ero stata. Non conoscevo più quella donna che ero diventata e mi chiedevo chissà quale tipo di persona mi sarei ritrovata di fronte un giorno. Il mondo cambiava così velocemente, pensavo, ma per la gente come noi tutto è statico. "
Contatti:

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Il libro è disponibile sia in versione cartacea che elettronica.

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